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Punto nascita, c’è ancora speranza?

La chiusura del punto nascita non ferma il Comitato “Piario non si tocca”. In un incontro a Rovetta il direttivo ha deciso di continuare la battaglia. Nonostante da sabato al “Locatelli” non nascano più bambini, c’è ancora la speranza di arrivare a una marcia indietro.

«Non ci arrendiamo – dice la presidente Francesca Giacometti -, ci sono altre strade percorribili». A cominciare dall’azione legale avviata dai sindaci con il ricorso al Tar, poi respinto. «L’idea era di andare al Consiglio di Stato proponendo ai circa 4500 iscritti del Comitato una sorta di autotassazione per sostenere le spese. Oggettivamente, però, non abbiamo le forze e probabilmente la risposta degli iscritti non sarebbe positiva. Pertanto, ora chiederemo formalmente ai sindaci un impegno per proseguire l’azione legale al Consiglio di Stato».

I Comuni verranno sollecitati anche attraverso la mozione predisposta in estate dal Comitato. Il documento sarà modificato e presentato direttamente alle amministrazioni. Altra proposta è quella di portare la battaglia oltre i confini della Lombardia. «In Italia ci sono altri 560 punti nascita per cui si sta combattendo – aggiunge Francesca Giacometti -. Il Comitato ha trovato alleanze fuori regione, i sindaci potrebbero allearsi con altri amministratori di territori montani che hanno subito la chiusura per ricorrere insieme al Consiglio di Stato o per battere altre vie, magari a livello ministeriale».

Resta in piedi anche l’idea che serva un gesto eclatante da parte dei sindaci. «Una richiesta che ci viene fatta dai cittadini in maniera pressante, soprattutto in quest’ultimo mese e a maggior ragione dopo la chiusura, è quella di vedere un’azione forte dei sindaci, come potrebbe essere la consegna della fascia. La domanda che molti si pongono è: “Se non consegnano la fascia adesso che hanno chiuso il punto nascita, cosa bisogna aspettare per vedere un’azione forte?”».

Il Comitato, però, guarda anche agli sviluppi post chiusura. E da qui parte un’altra richiesta. «Abbiamo valutato di chiedere un incontro con l’Azienda socio sanitaria territoriale e l’Agenzia di tutela della salute (l’ex Azienda ospedaliera e l’ex Asl, ndr) per informare la popolazione sui percorsi che dovrebbero essere attivati ora che il punto nascita è chiuso. Regna infatti un po’ di confusione. C’è anche una specifica preoccupazione del Comitato: non si capisce se questi percorsi richiedano una fidelizzazione a un ospedale o se le partorienti siano poi libere di essere accompagnate dall’ostetrica del territorio presso qualsiasi struttura ospedaliera».

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