Secondo disco per i britannici Midnite City dopo l’ottimo esordio dello scorso anno, a mio avviso uno dei migliori dischi di melodic rock del 2017. Avevo pensato ad un progetto estemporaneo vista la presenza alla voce di Rob Wylde, cantante dei Tigertailz, ma questo secondo album ed una serie nutrita di concerti fanno pensare che i Midnite City siano una band a tutti gli effetti.
Insieme a Wylde troviamo Pete Newdeck alla batteria ( Newman, Blood Red Saints ), Miles Meakin alla chitarra, Shawn Charvette alle tastiere e Josh ‘Tabbie’ Williams al basso. L’album si compone di 11 canzoni, 12 nella versione giapponese a cura della sempre ottima Anderstein Music che come sempre ha curato la release nipponica con grande cura e competenza. Si comincia con “Here Comes The Party”, canzone che fin dal titolo lascia presagire un approccio “leggero” , figlio dei classico sound degli eighties, caratteristica questa già emersa nel disco d’esordio del quintetto britannico. A seguire arrivano i due singoli estratti dal disco, “Give Me Love” e “You Don’t Understand Me” , il primo molto alla Danger Danger, il secondo intriso di quella malinconia di fondo che è il vero tratto distintivo della musica dei Midnite City rispetto a decine di altre band dedite allo stesso tipo di sound. Due grandi canzoni, un tuffo nel passato non fine a se stesso ma che proietta la band tra le migliori in assoluto dell’attuale scena melodic rock. “We’re Gonna Make It” e “Hard To Get Over” sono due altri esempi di ottimo hard melodico alla Danger Danger / Trixter, campo in cui attualmente i Midnite City hanno davvero pochi rivali. Buona anche la più massiccia “Takes One To Know One”, mentre non può mancare la ballata, “Heaven’s Falling” permette a Wylde di mettere in mostra il suo lato più intimista che, grazie anche ad un grande lavoro di arrangiamento e cori, risulta vincente. Andiamo verso la fine con “Gave Up Giving Up”, che potrei definire il classico pezzo alla Midnite City, bel riff, grandi cori e flavour sbarazzino che sfocia in un break centrale con assolo di grande gusto. Come dicevo prima la versione giapponese ha un pezzo in più, la versione per solo piano e voce di “Heaven’s Falling” , in cui avrete modo di apprezzare il talento di Wylde che ricordo ha di fatto scritto anche tutti i pezzi del disco, la cui produzione ( molto buona ) è invece a cura del batterista Pete Nedweck.