Notizie

Centomila lavoratori bergamaschi attendono il rinnovo del contratto

Venerdì prossimo saranno in 4.500 a incrociare le braccia a Bergamo per protestare contro la mancata approvazione del rinnovo del Contratto collettivo nazionale Legno – Arredi. A tanto ammontano infatti i dipendenti delle aziende provinciali che aspettano da quasi un anno l’intesa. Orizzonte condiviso con tanti altri lavoratori bergamaschi, “vittime” di ritardi e procedure interrotte per circa 200 contratti nazionali.

Il 21° rapporto sul mercato del lavoro del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro (Cnel) segnala nel 2019 sono scaduti 73 Contratti collettivi nazionali di lavoro del settore privato, mentre altri 126 scadranno nel corso di quest’anno. Invece nel settore pubblico sono 20 i contratti collettivi di lavoro già scaduti a settembre.

Se si prendono in considerazione i contratti collettivi scaduti nel 2019 e che riguardano tre grandi settori economici, terziario, metalmeccanica e logistica, quelli con il maggior numero di addetti, sono oltre 4,2 milioni i lavoratori a rischio. Aggiungendo anche i contratti in scadenza fino a dicembre 2020 si arriva a 6,5 milioni di lavoratori senza contratto.

In provincia sono più di 100 mila i lavoratori bergamaschi in attesa del rinnovo del proprio Contratto nazionale: metalmeccanici e commercio ne costituiscono la parte maggiore, ma importanti anche i numeri di industria alimentare (6000 addetti) e legno arredo (4500).

Dal rapporto del Cnel risulta che uno su due tra tutti i lavoratori dipendenti in Italia rischia di restare senza contratto di lavoro nel 2020.

«Si è aperta una stagione importante, che coinvolge migliaia di lavoratori bergamaschi – dice Danilo Mazzola, segretario provinciale Cisl -, e che ci vede impegnati coscienti che la contrattazione nazionale è la condizione principale per ridistribuire il reddito. Ad oggi il contratto collettivo nazionale è l’unico strumento universale che fornisce ai lavoratori tutele, welfare e reddito. Pensare a scorciatoie definite per legge, che vanno al di fuori del perimetro contrattuale, vuol dire impoverire le buste paghe e i diritti dei lavoratori. L’impegno delle parti- conclude il sindacalista -, oltre a rinnovare i contratti scaduti da mesi o che scadranno nei prossimi, deve essere quello di garantire l’applicazione di un contratto nazionale adeguato, che definisca la retribuzione e le giuste tutele ad ogni lavoratore che ne è sprovvisto».

Condividi su:
Categorie: Notizie

Continua a leggere

Da Reggio Emilia a Ranica: la Teb presa a modello
Una gamba per Emanuela