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Al lavoro in bici, “ma quanti insulti”

Andare al lavoro in bici, ne avevamo già parlato in passato raccontando la storia di Stefano Mocci nel 2019.

Anche ai tempi del Coronavirus c’è tuttavia chi non ha rinunciato a questa buona pratica, anche se il tragitto si è fatto più faticoso,  in quanto appesantito dal comportamento di alcune persone.

Non è bastato il cartello sulla schiena con la scritta “Vado al lavoro”: un uomo di Pedrengo, un dentista che stava andando al lavoro presso un centro dentale di Clusone per delle urgenze, è rimasto allibito dai comportamenti che ha trovato sulla strada della Val Seriana.  Ecco quanto ha scritto Andrea Scotti ha scritto la sera di lunedì 23 marzo sul suo profilo Facebook. 

Oggi, come faccio spesso, sono andato al lavoro in bici, 70 km Pedrengo-Clusone e ritorno…..la differenza rispetto al solito è che hanno chiuso la ciclabile della Val Seriana e quindi ho dovuto fare strade tradizionali e che ci sono andato solo per due urgenze indifferibili (per il resto lo studio è chiuso per evitare qualsiasi rischio di contagio).

Ho scoperto che, nonostante il cartello che mi sono appeso sulla schiena, per le persone “normali” è impossibile pensare che qualcuno possa andare a lavorare in bici.

I carabinieri mi hanno fermato due volte, sono stati molto gentili e mi hanno fatto i complimenti appurato che stavo realmente andando al lavoro!

Non avete idee di quanti insulti, strombazzate ed imprecazioni ho ricevuto da molte macchine che ho incrociato…..

Vi prego, rispettate chi come me, va al lavoro in bici!!!!

Se avete voglia condividete.

Grazie

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