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“Tsunami Covid” nel terziario: “Numeri impressionanti e inediti”

Sono numeri impressionanti, per noi assolutamente inediti e inimmaginabili”. Alberto Citerio snocciola il report delle “casse” per commercio, turismo e servizi di Bergamo e fatica a capacitarsi dell’ampiezza del fenomeno.

Anche il terziario, ovvero la “stanza di compensazione” delle crisi occupazionali di altri settori, è stato messo in ginocchio dall’epidemia del Coronavirus. Sono oltre 40.000 i lavoratori colpiti direttamente da uno “tsunami economico” senza precedenti per il settore. “Dallo 0% che era il dato ricorrente per le casse nel terziario, oggi registriamo 3000 richieste di ammortizzatori per più di 30.000 lavoratori. A questi dobbiamo aggiungere le circa 2000 badanti che facilmente si troveranno senza lavoro, gli 8000 “intermittenti” che sono spariti da qualsiasi rilevazione, perché non computabili nel novero dei cassintegrati ed un numero sicuramente superiore di contratti a termine scaduti od in scadenza che non vedranno una riconferma.”

Nel giro di un mese, Bergamo e provincia hanno visto azzerarsi il turismo, con prospettive per il medio- lungo termine tutt’altro che confortanti. “Sempre più bar, alberghi e ristoranti chiusi per decreto stanno pensando di chiudere per sempre, tale è la consistenza della perdita accumulata, come anche i negozi “no food”, dei centri commerciali e non rischiano di non vedere da protagonisti la eventuale ripartenza. FISASCAT CISL è letteralmente travolta dalle richieste di ammortizzatori sociali: in un mese abbiamo stipulato 465 accordi che coinvolgono circa 10.000 lavoratori; ci aggiriamo da settimane in settori azzerati dal punto di vista del giro d’affari, o profondamente provati come gli studi professionali”.

E mancano all’appello alcuni pezzi importanti che possono dare il senso “universale” di questa crisi: il lavoro domestico non ha ancora previsto alcun intervento come ammortizzatore sociale, si parla del bonus badanti, stiamo a vedere… mentre arriverà al pettine anche il grosso problema dei lavoratori intermittenti, o a chiamata, che costituivano la struttura flessibile ma importante di bar e ristoranti: in questo periodo sono naturalmente rimasti a casa, non potendo attivare alcun tipo di contratto e manco per loro è previsto alcun sostegno economico, nonostante avrebbero diritto a integrazioni al reddito, ma nessuno li include negli elenchi. In poche parole, non se li fila nessuno”.

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