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Parre, con il restauro all’Oppidum emergono interessanti novità

Si arricchisce l’area archeologica dell’Oppidum degli Orobi di Parre. Attraverso l’intervento di restauro (presentato questa sera – 20 agosto 2021), è stato possibile valorizzare alcune aree dell’importante sito archeologico, l’unico sulle province di Bergamo e Brescia, citato anche in antichi documenti romani.

«A più di 8 anni dall’inaugurazione del parco, avvenuta nel 2013, – spiega Cristina Longhi, funzionario archeologo della Soprintendenza Abap (Archeologia, Belle Arti e Paesaggio) di Bergamo e Brescia – le strutture necessitavano di un intervento di restauro conservativo straordinario». Realizzate in pietra, con malta o a secco (e situate in un’area aperta ai margini del paese di Parre), a causa dell’azione di agenti atmosferici e di animali selvatici abbisognavano di alcuni ritocchi.

«La Soprintendenza, con fondi ministeriali, – prosegue Longhi – ha provveduto a incaricare il restauratore Efisio Chessa, supportato dall’archeologo Fausto Simonotti. L’intervento ha riguardato soprattutto alcuni muri che presentavano tracce di ammaloramento e distacchi dei conci murari. Le operazioni sono state dirette dal funzionario restauratore della Soprintendenza Silvia Massari».

L’ambiente di epoca romana

Le sorprese non si sono fatte attendere. «Questo intervento su vasta scala – svela Longhi – ha dato anche frutti inaspettati. Durante la sistemazione dei piani di calpestio, l’archeologo Simonotti è riuscito a mettere in luce un nuovo ambiente di una casa di epoca romana prima ignoto».

«Anche le indagini su un piano di calpestio che conservava tracce di legno – aggiunge – hanno permesso di acquisire nuovi dati su questo rarissimo pavimento in legno che si è conservato perché carbonizzato».

Le tracce del pavimento in legno carbonizzato
L’importanza del sito archeologico di Parre

«Ricordo che stiamo parlando dell’unico sito menzionato dalle fonti romane – prosegue Longhi -. Sappiamo che Plinio il Vecchio parla di Parra citando l’insediamento come un importante nucleo fortificato abitato dagli Orobi, tuttavia ai suoi tempi decaduto. Non sappiamo se fosse in quel momento già definitivamente abbandonato o se svolgesse un ruolo più marginale».

«Di Parre – continua Longhi – sentiamo parlare dopo circa 2000 anni, nel 1883, quando i proprietari del terreno, lavorandolo a scopi agricoli, ritrovarono un importante ripostiglio di oggetti di bronzo, probabilmente accantonato come ricchezza della comunità. Quanto rinvenuto, è stato in parte rifuso e in parte conservato e ora si trova esposto al Museo Archeologico di Bergamo».

«Dopo 100 anni dalla scoperta del ripostiglio – ripercorre l’archeologa -, la Soprintendenza, in occasione di una lottizzazione, riscoprì il sito archeologico e condusse importanti scavi che durarono una decina di anni. Venne indagato un abitato molto vasto: di circa 13.000 metri quadri. Di questo insediamento, attivo tra la metà del I secolo a. C. e il V secolo d. C. rimangono le fondazioni e alcune porzioni dei muri delle case, dimore che sono come quelle che vediamo ancora oggi in ambiente alpino: semi interrate con uno zoccolo in muratura di ciottoli e alzato in legno, che purtroppo non si è conservato. Un abitato che dà uno spaccato della vita della Valle e delle popolazioni alpine tra il I secolo a. C. e il V secolo d. C.».

Cristina Longhi

«La cosa interessate di Parre – conclude Longhi – è che negli scavi sono stati raccolti materiali riferibili a diverse culture. Dalle popolazioni della fascia prealpina e collinare a quelle alpine e retiche. Cosa deduciamo dalla commistione di questi materiali? Che Parre sia stato un centro di incontro e mercato la cui importanza probabilmente era dovuta al fatto era vicino a ricche fonti di approvvigionamento di metalli. Il rame, ma anche lo stagno e il piombo che si trovano in abbondanza in Val del Riso e in Val Parina. L’impegno delle istituzioni (un grande ruolo lo hanno avuto Comune e Regione Lombardia che hanno realizzato materialmente il Parco) hanno consentito di offrire ai cittadini di Parre e di tutta la Val Seriana un ricco spaccato della vita del I secolo a. C. e di ammirare ciò che resta di alcune delle abitazioni».

«L’amministrazione comunale di Parre – afferma l’assessore alla Cultura e vicesindaco Omar Rodigari – ha sempre creduto nella valorizzazione del sito archeologico e negli altri siti di interesse culturale della tradizione e del passato che viene dai nostri antenati e dei nostri avi. Devo sottolineare con grande soddisfazione l’eccezionale sintonia che c’è tra l’amministrazione comunale e la Soprintendenza. Quest’ultima ha reso possibile il restauro del Parco Archeologico e chiaramente il plauso va alla Soprintendenza e in particolare a Cristina Longhi. Per l’amministrazione comunale ci sono anche altre iniziative di valorizzazione del Parco Archeologico. Siamo al lavoro su più progetti che stiamo presentando su diversi bandi, sia di Regione Lombardia sia di enti e istituzioni privati e ci auguriamo quindi nei prossimi mesi e anni di concretizzare questi progetti e di dare ulteriore valore a quest’area che per noi, per il paese di Parre e per l’alta Valseriana è importantissima».

Omar Rodigari, assessore alla Cultura Comune Parre

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