L’ex colonia Dalmine di Castione della Presolana apre all’arte. Una parte della struttura sarà infatti utilizzata come spazio per mostre e installazioni. Un’idea originale per far rivivere l’immobile con il suo grande parco, da tempo in disuso e di proprietà del Comune di Castione.
«Come Amministrazione comunale ci siamo incontrati con i responsabili della Gamec (Galleria d’arte moderna e contemporanea, ndr) di Bergamo e della Fondazione Dalmine, che gestisce gli archivi della colonia, per dar forma all’idea di trasformare il pianoterra in uno spazio espositivo – spiega il consigliere delegato alla Cultura del Comune di Castione, Riccardo Medici -. I locali verranno ristrutturati per ospitare delle mostre d’arte che si svolgeranno in diversi periodi dell’anno a partire dall’estate prossima. Il lavoro è impegnativo, perché la colonia è chiusa da tanto tempo, ma pensiamo che questa idea possa permettere di riscoprire un luogo come l’ex colonia e anche una passeggiata vicina a zone come Rusio, Bratto e il Castello».
La colonia Dalmine, progettata dall’architetto Giovanni Greppi e inaugurata nel 1933, ospitò per oltre cinquant’anni la colonia alpina dell’azienda metallurgica bergamasca, dove soggiornavano i figli dei dipendenti. Venne costruito un edificio di quattro piani con attorno un parco di 34 mila metri quadrati. La struttura accolse fino a 400 ragazzi, in due turni estivi. L’attività cessò nel 1986.
Dopo la chiusura sono state avanzate diverse ipotesi per far rivivere la colonia. È stato molto vicino a concretizzarsi il progetto per una scuola alberghiera, ma non è più andato in porto. Nel 2022 il Comune ha avviato una collaborazione con l’Università tecnica di Monaco di Baviera. Il professor Udo Weilacher, della cattedra di Architettura del paesaggio, è stato a Castione con una quindicina di studenti per eseguire rilievi dell’area. Dalla Germania arriverà un progetto di valorizzazione ambientale e architettonica che il Comune dovrà poi valutare. Nel frattempo, dentro alla Dalmine troverà spazio l’arte.
«L’obiettivo è entrare in rete con diversi artisti e galleristi per utilizzare questo patrimonio che rappresenta un pezzo di storia turistica importante per il nostro paese», conclude Riccardo Medici.