Nati a Los Angeles alla metà degli anni ’90, i Buckcherry sono senza ombra di dubbio una delle band più importanti della scena rock’n’roll mondiale. Dall’esplosivo debut album del 1999, passando per ottimi dischi come “Time Bomb” del 2001 e “Black Butterfly” del 2008, arrivano adesso sul mercato con un lavoro che fin dal titolo lascia poco spazio all’immaginazione. Rispetto ad altri colleghi di genere i Buckcherry hanno sempre avuto come asso nelle manica un frontman carismatico che spesso e volentieri riesce a fare la differenza anche su canzoni magari non così irresistibili. Josh Todd è indubbiamente uno dei cantanti simbolo dell’attuale movimento r’n’r e anche in questo nuovo lavoro si conferma il punto di forza del quintetto californiano.
“Bring It On Back” è un’apertura piacevole ma nulla più, mentre “Thight Pants” è un rock’n’roll trascinante, grazie anche all’uso dei fiati ( molto alla Aerosmith ) e corredato da un testo e relativo video che incarnano al 100% tutti gli stereotipi del rock’n’roll più scanzonato e irriverente. Dal vago sapore southern è la ballata “The Feeling Never Dies” che insieme alla “notturna” Rain’s Falling” rappresentano il lato più melodico del disco, un approccio che via via è diventato sempre più comune alla band, e che in qualche occasione è stato anche motivo di critica. Buone anche le più classiche “The Madness” e “Sex Appeal”, mentre tra i momenti migliori del disco c’è sicuramente “Wood”, pezzo dotato di un coro quasi soul e con una band che gira alla perfezione.
Sono passati circa 20 anni dalle prime apparizioni nei club di Hollywood, ma la voglia di fare rock’n’roll dei Buckcherry è rimasta intatta…e anche se il disco ogni tanto soffre di qualche calo d’ispirazione, è sicuramente coerente con la loro ormai lunga carriera.