I lavoretti di Natale che realizzeranno in laboratorio serviranno per acquistare matite, quaderni e libri per altri studenti. Persone che come loro frequentano una scuola, ma nel carcere di Bergamo. È un progetto certamente inedito quello che viene proposto quest’anno ai bimbi della primaria di Albino. Un progetto per aiutarli a riflettere su una realtà spesso ai margini dei percorsi formativi, ma che se conosciuta può aiutare a diventare cittadini più consapevoli.
«L’istituto comprensivo “Solari” da dieci anni tra novembre e dicembre si approccia a un tema di solidarietà – spiega Federica Buelli, insegnante ad Albino –. Viene rivolta attenzione a una realtà o un’associazione, i bambini sono sensibilizzati ai suoi scopi e poi viene promossa una raccolta fondi. Quest’anno il tema è il carcere. Un’attenzione nata da una sfida che la dirigente scolastica Veronica Migani ha voluto lanciarci. A giungo, infatti, è stata nominata come membro della commissione per gli esami di maturità dei detenuti ed è tornata molto colpita da questa esperienza».
Così a settembre è iniziato il lavoro per costruire il progetto, modulato sulle diverse fasce d’età. Per i bambini della primaria si è pensato a un laboratorio didattico, dove si rifletterà su un racconto e verrà realizzato un aquilone come simbolo di libertà. Inoltre, come ogni anno, a dicembre verranno allestiti dei laboratori dove i bambini preparano dei lavoretti di Natale da vendere. Il ricavato servirà ad acquistare materiale didattico per i detenuti.
«Il nostro obiettivo – prosegue Federica Buelli – è far comprendere che una volta che una persona compie un gravissimo errore è giusto che lo Stato adotti certe misure, ma è anche giusto che all’interno di questi ambienti ci sia un percorso pedagogico per la riacquisizione di una nuova identità come persone. Perché tutti prima o poi tutti escono dal carcere e si devono reimmettere nella società. Se la cultura della società sarà attenta e sensibile al reinserimento sicuramente le relazioni saranno meno di scontro e più di comprensione. Non è facile, ma la scuola ha anche l’onere di affrontare temi di spessore sociale che hanno poi una ricaduta nella vita quotidiana di bambini e ragazzi».
Nell’ambito del progetto è stato anche organizzato un convegno per sensibilizzare genitori, insegnanti e cittadinanza sul tema dell’istruzione in carcere come mezzo per la ricostruzione dell’identità e della dignità dell’individuo. Moderate dal giornalista Paolo Confalonieri, sono intervenute persone che a vario titolo operano in carcere: il cappellano don Fausto Resmini, la responsabile dell’area pedagogica Anna Maioli, il comandante del reparto di Polizia penitenziaria Daniele Alborghetti, la coordinatrice della scuola Maria Grazia Agostinelli.