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NEVADA BEACH – Read It On The Wall

Tra le reunion più o meno valide quella dei Nevada Beach è decisamente una di quelle meglio riuscite, e diciamolo chiaramente, una di quelle più inaspettate, visto che era dal lontano 1990 che non si avevano notizie del quartetto autore di 2 lavori targati Metal Blade. In tutti questi anni avevamo visto il cantante/chitarrista Hans Decken impegnato in diversi altri progetti ( Ring and Rosie, Famous Jane e carriera solista ), ma mai si era parlato di un possibile ritorno sotto il monicker Nevada Beach. La nuova line-up include oltre a Decken anche l’altro chitarrista orifinale, Geoff Safford, mentre nuova è la sezione ritmica con Nick Noiseux al basso e Jay Gates alla batteria. Non c’è da stupirsi se i Nevada Beach attuali suonano esattamente come quelli del 1990, le canzoni sono in gran parte risalenti a quel periodo ed erano state scritte per un terzo disco mai arrivato all’epoca. Ora vengono risuonate con l’attuale formazione, fatta eccezione per “Straight Fall”, inserita nell’originaria versione dell’epoca con Tony Rivers al basso e John Murphy alla batteria.

“Read It On the Wall” viene pubblicato dall’etichetta di proprietà dello stesso Decken e farà la gioia di chi all’epoca aveva consumato “Zero Day” e ama le classiche sonorità mutuate dagli AC/DC con una spruzzata di pura arroganza yankee, movimento che vede in band come Rhino Bucket, Junkyard e Four Horsemen i suoi esponenti di punta.

E allora largo alla doppietta iniziale “Fire Stops” e “Violence”, rock’n’roll ad alto voltaggio con la voce nasale di Decken che è rimasta di fatto la stessa di 25 anni fa. Impossibile rimanere indifferenti alla carica di “Shut Your Mouth”, e qui la somiglianza con i Rhino Bucket è davvero impressionante, o a quella di “Hollywood” , puro sleaze rock’n’roll d’annata. Alla traccia numero cinque troviamo “Walking Out” che ci delizia con quel suo gusto così’ “vintage” ma allo stesso tempo attuale e dotata di uno dei ritornelli più indovinati dell’intero lavoro. La già citata “Straight Fall” ricorda non poco i seminali Junkyard, sleaze intriso di blues fino al midollo con un ottimo lavoro della coppia Decker/Safford alle chitarre. Altro pezzone è la title track, per gli amanti degli AC/DC periodo Bon Scott sarà un tuffo al cuore, come d’altronde anche la successiva “The River”. Degna conclusione di un come back veramente riuscito è “Buster’s Ode”, anche lo zio Lemmy avrebbe approvato….

https://www.youtube.com/watch?v=37UZ7unb9fM

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