Album of the week

DEVILFIRE Dark Manoeuvres

“Dark Manoeuvres” è l’album d’esordio dei Devilfire, quintetto proveniente da Birmingham ( patria nel passato di veri e propri giganti dell’hard rock come Judas Priest e Black Sabbath ) e considerato in patria una delle promesse migliori dell’hard rock britannico. Sappiamo bene che il patriottismo musicale britannico tende sempre a pompare le band locali anche oltre gli effettivi meriti, ma in questo caso devo dire che mi trovo abbastanza d’accordo con la stampa d’oltremanica.

L’album è stato prodotto dal cantante e leader della band Alex Cooper ( che nel suo carniere come produttore vanta lavori con Spike dei Quireboys, Shy e Ginger dei Wildhearts ) insieme al produttore Romesh Dodangoda, già visto al lavoro con band quali Motorhead, Bring Me The Horizon e Bullet For My Valentine, e gode di un bel suono adatto al genere proposto. Genere che pesca a piene mani dalla tradizione britannica ( Thunder, Little Angels, Magnum ) ma che come nell’opener “Ready For War” strizza anche l’occhio a qualcosa decisamente piu yankee. “She’s Like Fire”, di cui sotto potete vedere anche il relativo video clip, è  in sintesi il manifesto sonoro dei nostri, hard rock melodico in cui spicca la voce di Cooper e in cui la melodia è sempre in primo piano. Altro pezzo decisamente riuscito è “Waiting for a Rockstar” , dall’andamento solenne e quasi marziale, come se i Black Sabbath periodo Tony Martin si fossero cimentati in un brano tendente al melodic rock…Decisamente più sbarazzine “( In And Out of Love ) All Of The Time” e “Devil In Your Eyes”, mentre “Kill Your Love” ricorda le band scandinave di ultima generazione. Non manca le ballata, “Tear Me Apart”, che si avvale di un’ottima interpretazione di Cooper, brano per nulla banale e dotato di un notevole appeal radiofonico. “God Give Me Vengeance” e “She’s Always On the Run” sono invece intrise di quella melodia quasi malinconica che ha fatto la fortuna degli scozzesi Gun, una band a cui i Devilfire assomigliano spesso per soluzioni sonore non banali, quasi al confine con il pop rock. “Somehow” per sola chitarra acustica e voce chiude un disco molto vario, che racchiude al suo interno molte influenze diverse e che rende la band difficilmente catalogabile, ma forse proprio per questo intrigante.

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Antenna 2 Tg 29 01 2018