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NAZARETH – Tattooed On My Brain

Se non ho contato male “Tattooed on my Brain” è il 24esimo album da studio  per la band scozzese formata nel lontano 1968, e che recentemente ha firmato con la sempre attenta Frontiers Records. Della formazione originale è rimasto solo il bassista Pete Agnew, a cui si aggiungono nell’attuale incarnazione della band il chitarrista Jimmy Murrison ( nella band dal 1994 ), il batterista Lee Agnew ( nella band dal 1999 ) e dal cantante Carl Sentance ( ex Persian Risk ) che fa il suo esordio proprio con questo nuovo lavoro. Sentance ha preso il posto dello storico frontman della band, Dan McCafferty che ha dovuto lasciare qualche anno fa per motivi di salute.

Come detto in precedenza la carriera e la storia dei Nazareth è lunghissima, se volete farvi una cultura totale sulla band vi consiglio il box appena uscito, “Loud & Proud”, una monumentale opera composta da 33 cd e 4 lp che ripercorre in toto la carriera della band, live e raccolte comprese, che ha pubblicato tanti bei dischi, alcuni dei quali possono essere tranquillamente definiti dei classici. Noi però ci concentriamo su quello che è il nuovo lavoro che è bene dirlo subito è abbastanza classico nel suo incedere ma che non risparmia alcune sorprese, a cominciare dalla title-track che potrebbe ricordare qualcosa di punk rock degli anni 2000, tra Offspring e Green Day. Decisamente più classiche sono “Never Dance With The Devil” e ” State of Emergency”, hard’n’roll dalle tinte seventies. “Rubik’s Romance” è un tuffo nel passato della band, un pezzo molto melodico che mette in evidenza la produzione molto scarna se vogliamo ma credo volutamente old style. “Pole To Pole” non è altro che rock’n’roll puro e semplice , contiene quel gene tipicamente scozzese che tanti anni fa due fratelli emigrati nella lontana Australia seppero perfezionare ai massimi livelli. “Push” ci teletrasporta direttamente giù a sud, tra chitarre slide e sapori desertici, a conti fatti una delle mie canzoni preferite di tutto il disco. Sulla stessa falsariga si muove anche “The Secret Is Out” , anche se con un tiro decisamente più hard rock, ottima la prova di Sentance, che si conferma una scelta indovinata. Da segnalare sicuramente anche “Crazy Molly” e “What Goes Around” , altri due tasselli di puro hard rock di stampo seventies, mentre la conclusiva “You Call Me” è una lungo e ipnotico viaggio in cui siamo guidati dalla voce di Pete Agnew, una sorta di incrocio tra i Pink Floyd e i Black Sabbath più lisergici, un brano per certi versi spiazzante rispetto al resto del disco, che rimane comunque un prodotto assolutamente ben riuscito e in linea con il glorioso passato della band scozzese.

 

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