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GdF di Clusone, scoperta un’evasione da oltre un milione di euro

La Tenenza della Guardia di Finanza di Clusone, nel corso di due verifiche fiscali nei
confronti di una ditta e di una società di Parre – succedutesi nel tempo – ed operanti nel settore del commercio, riparazione e sostituzione di pneumatici per autoveicoli ha scoperto che le due imprese contabilizzavano fatture per operazioni inesistenti, al fine di frodare l’I.V.A..

Nel corso delle ispezioni, l’attenzione dei finanzieri si è concentrata sui documenti di acquisto di pneumatici emessi da società che, attraverso specifici approfondimenti investigativi, sono risultate delle mere “cartiere”, cioè soggetti privi di qualsivoglia struttura aziendale, intestate a “prestanome”, create appositamente per emettere fatture false e consentire di evadere l’I.V.A.. Quella scoperta dai Finanzieri di Clusone è la classica “frode carosello”, realizzata con uno schema ormai collaudato: la merce acquistata da aziende estere, con sede nei paesi dell’Unione Europea, giunge in Italia senza applicazione dell’I.V.A.. L’acquirente italiano, all’atto della rivendita dei prodotti sul territorio nazionale, ha l’onere di sottoporre a tassazione i beni, applicando in fattura l’IVA che, una volta incassata, deve essere versata al Fisco. 

È qui che scatta la frode. Tra il fornitore straniero e l’acquirente italiano vengono interposte una o più società cosiddette “filtro”, intestate a prestanome che esistono solo sulla carta e non versano imposte. Queste società emettono all’impresa reale beneficiaria della frode fattura con IVA, che viene così indebitamente detratta dall’acquirente, con conseguente illecita e cospicua evasione d’imposta. Un meccanismo che consente, inoltre, di immettere sul mercato i beni a prezzi di gran lunga inferiori a quelli praticati dai concorrenti onesti e rispettosi delle norme.

Complessivamente i militari hanno accertato la contabilizzazione di fatture false per un imponibile pari a 1.315.450 euro ed I.V.A. per 289.348 euro. Al termine delle verifiche, i Finanzieri di Clusone hanno segnalato le violazioni tributarie all’Agenzia delle Entrate, e denunciato all’Autorità Giudiziaria di Bergamo il titolare della ditta ed amministratore delle due aziende bergamasche, un 48enne di Parre.

L’accusa per lui e di aver presentato le dichiarazioni I.V.A. mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Inoltre, sono stati segnalati alla magistratura cinque amministratori delle società filtro, con sedi dichiarate a Roma, Milano e Savona, responsabili di essersi prestati ad emettere i falsi documenti ed aver così favorito la commissione della frode scoperta dai Finanzieri.

Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Bergamo – dott.ssa Carmen Santoro – titolare del procedimento penale instauratosi a seguito della denuncia, in accoglimento della proposta dei militari operanti, ha richiesto al G.I.P. il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche “per equivalente” del profitto del reato tributario, corrispondente al vantaggio patrimoniale ricavato dall’imprenditore, grazie dall’utilizzo delle fatture false, e cioè all’I.V.A. frodata.

Nei giorni scorsi i Finanzieri della Tenenza di Clusone hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari – dott.ssa Lucia Graziosi – sottoponendo a sequestro il denaro giacente sui conti correnti nella disponibilità della società e dell’imprenditore, veicoli, due immobili e quote sociali, fino alla concorrenza dell’intera somma frutto della frode (289.348 euro).

Il contrasto all’evasione e alle frodi fiscali e l’aggressione dei patrimoni illeciti costituiscono priorità operative per la Guardia di Finanza, quale polizia economico – finanziaria, al fine di garantire il recupero delle imposte sottratte a tassazione e per tutelare, anche, le imprese che operano nel pieno rispetto della legalità.

Il legale dell’imprenditore ha dichiarato al Corriere Bergamo che il suo assistito «ritiene di non aver commesso nulla di quello che gli viene attribuito e di aver agito in modo regolare. Se si dovesse arrivare fino a un processo, dimostrerà la sua innocenza».

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