Una nuova tecnologia per la diagnosi precoce del tumore al seno, all’Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est, che ha sede a Seriate e a cui fanno capo anche gli ospedali di Alzano, Piario e Lovere.
La Breast Unit dell’Asst può contare su un’apparecchiatura di ultima generazione per localizzare intra-operatoriamente e rimuovere chirurgicamente tumori mammari e anche metastasi di pochissimi millimetri, dunque in fase molto precoce. Con questa apparecchiatura, già utilizzata in azienda durante un progetto sperimentale svoltosi nel 2018, è possibile intervenire con tempestività nella fase iniziale della malattia tumorale mammaria, mirando in questo modo ad ottenere una guarigione completa dal tumore, evitando molto spesso gravose cure complementari.
A seguire l’applicazione pratica della metodica di tipo multidisciplinare nell’Ospedale “Bolognini” di Seriate sono stati il dottor Domenico Gerbasi, responsabile della Senologia che ha coordinato i colleghi chirurghi senologi, e il dottor Gianluigi Patelli, direttore del Servizio di Radiologia, con la collaborazione della dottoressa Fabiana Codazzi.
L’apparecchiatura progettata nel Regno Unito sfrutta un principio fisico di tipo elettromagnetico per la localizzazione di neoplasie mammarie piccolissime o siti metastatici extramammari. Tutto ciò è volto a perfezionare l’accuratezza in sala operatoria di asportazione precoce di tumori individuati proprio “sul nascere” e spesso rilevabili come microcalcificazioni. Infatti, grazie ai programmi di screening mammografico, circa metà delle lesioni tumorali del seno non sono palpabili al momento della diagnosi e molto spesso non sono neppure eco-visibili. Ciò può logicamente rappresentare un problema soprattutto per il chirurgo al momento della localizzazione della piccola lesione non palpabile né visibile ad occhio nudo durante l’intervento.
I metodi standard fino ad oggi usati per aiutare il chirurgo nella localizzazione di lesioni simili sono stati: il posizionamento di un filo guida, non sempre di agevole impiego, o l’utilizzo di un localizzatore debolmente radioattivo, che, anche se innocuo, richiedeva il coinvolgimento del Reparto di Medicina Nucleare con costi elevati e non sempre disponibile in tutti gli Ospedali.
La nuova procedura usando un processo di tipo elettromagnetico, invece, è stata progettata e sviluppata appositamente per superare questi problemi. L’apparecchiatura è costituita da una sonda collegata ad un dispositivo dotato di un display numerico e che emette un segnale sonoro al momento dell’individuazione del localizzatore metallico che, su guida mammografica, viene posizionato esattamente nel sito del tumore dallo staff dei radiologi anche fino ad un mese prima dell’intervento.
In sala operatoria, il chirurgo utilizza la speciale sonda magnetica per identificare esattamente il localizzatore e quindi la lesione tumorale, anche se questo misura addirittura solo 3- 4 millimetri di diametro. Contestualmente, con lo stesso apparecchio, è altresì possibile localizzare già durante l’intervento, eventuali linfonodi sentinella per valutare se contengono metastasi. In questo caso lo strumento utilizza il principio della suscettibilità magnetica e genera un campo magnetico alternato che magnetizza temporaneamente le particelle di ossido di ferro presenti nel tracciante utilizzato per localizzare il linfonodo con estrema precisione.
«L’accuratezza chirurgica che si ottiene con queste apparecchiature e procedure si traduce in risultati tangibili facilmente intuibili da chiunque dal punto di vista del controllo oncologico globale della malattia neoplastica che – sottolinea Gerbasi – come tutti sanno, garantisce risultati migliori se diagnosticata e curata il più precocemente possibile e con le metodiche più all’avanguardia in questo campo della medicina».