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La storia di un medico con il suo camper a Valcanale

Singolare richiesta ricevuta (e avvallata) dal sindaco di Ardesio Yvan Caccia che nei giorni scorsi ha concesso la permanenza presso il laghetto di Valcanale a un medico di Novara.

Il dottore, specializzato in medicina interna e cardiologia, dopo avere prestato servizio presso l’ospedale Antonio Locatelli di Piario, l’avamposto tra i monti della Valle Seriana dell’ASST Bergamo Est, ha chiesto di potersi fermare qualche giorno per ricaricarsi prima di mettersi in viaggio.

Il medico Cristiano Ariatti e il sindaco di Ardesio Yvan Caccia presso l’area camper di Valcanale

«In questi giorni – afferma il primo cittadino di Ardesio Yvan Caccia – mi sono arrivate alcune telefonate di persone che mi chiedevano come mai un camper, in questo periodo di assoluta impossibilità di movimento, fosse presente a Valcanale. Ho spiegato loro che si tratta di un modo per ringraziare come comunità una persona e simbolicamente tutte quelle che si sono adoperate nei nostri presidi ospedalieri, presso le case di riposo e a domicilio».

«Quando ho appreso di un posto così incantevole – spiega Cristiano Ariatti -, ho chiesto di poterci venire con il camper e di fermarmi un po’ prima di ripartire. Per farlo ho chiesto un permesso al primo cittadino, che è stato ben disposto a sottoscriverlo».

Una vista sul sottostante abitato di Valcanale

Il medico piemontese ha da poco concluso un periodo molto impegnativo. «Un mese difficile – spiega -, ho dato disponibilità sia in Lombardia sia in Piemonte, di conseguenza mi spostavo tra due ospedali: a Biella dove prestavo servizio dal lunedì al mercoledì e a Piario dal giovedì al sabato. Quindi appena finito a Biella andavo a Piario e il sabato tornavo a casa per due commissioni (il tempo di fare una lavatrice) e ripartire di nuovo».

Un’intervista verrà trasmessa lunedì 4 maggio all’interno del telegiornale di Antenna2 (canale 88 del digitale terrestre, ore 19.20)

Un mese in camper, nei parcheggi degli ospedali da cui, in questo modo, non si è di fatto mai allontanato. Ma perché ora proprio a Valcanale? «Qui perché questo è un posto che i colleghi mi hanno descritto come tranquillo e sereno – racconta il medico – e ne avevo bisogno perché è stato un mese pesante e difficile. Un modo per riacquistare le forze e con cui mettermi in auto isolamento. Ho un tampone negativo, fatto a Biella, ma ho deciso comunque di mettermi in isolamento perché ho passato un mese in mezzo a un reparto Covid».

Un’esperienza che sarà difficile da dimenticare. «Mi resterà impressa – racconta – sicuramente la grande accoglienza dei colleghi che mi hanno trattato come un figlio, sin dai primissimi momenti. Questo non lo dimenticherò mai. Come nemmeno il giorno in cui a Seriate ho parlato con il Direttore Sanitario e nel giro di mezzora avevo il contratto firmato davanti al Direttore Generale che mi ha ringraziato. Questo mi ha fatto capire definitivamente, se vogliamo, la gravità della situazione. Mi ha veramente colpito».

Resterà impressa soprattutto sotto il profilo umano. «Quello che mi ha veramente colpito – prosegue il medico -, non soltanto dal punto di vista professionale, ma come persona, è vedere per la prima volta uno scenario quasi surreale; in particolare trovarsi davanti a persone che soffrivano e morivano da sole. Questo mi ha veramente colpito tanto. A volte dover comunicare brutte notizie ai parenti che mi chiedevano piangendo di andare a dare una carezza ai propri cari. Io lo facevo sempre, questo mi ha veramente colpito tanto».

In un luogo così silenzioso, comunque impossibilitato a imboccare i sentieri che da Valcanale raggiungono le montagne più belle della Bergamasca, come trascorrono le giornate? «Le passo nel mio camper – risponde – alternando periodi di grande riflessione su quello che ho vissuto, alla lettura. Mi piace molto la fisica quantistica e ora ho il tempo per leggere libri che adoro».

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