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Lovere, alla Tadini un nuovo polo museale

Presentato a Lovere il progetto “Percorsi archeologici alla scoperta dell’identità culturale dei laghi bergamaschi”, iniziativa sviluppata dai comuni di Lovere, Predore e Casazza e con partner la comunità montana dei Laghi Bergamaschi e l’Accademia Tadini di Lovere. Il progetto, che ha beneficiato di un contributo di 550.000 euro erogato dalla Fondazione Cariplo (pari al 50% dell’investimento) ha permesso di dare impulso ai lavori di recupero, restauro, musealizzazione e messa in rete dei siti archeologici di epoca romana del territorio dei laghi bergamaschi: la necropoli di Lovere, il villaggio di Cavellas a Casazza e l’impianto termale della villa patrizia di Predore.

Questa mattina Giovanni Guizzetti, sindaco di Lovere (ente capofila) ha dato importanti notizie sul futuro dei beni archeologici locali. «Tutte le campagne di scavo che hanno interessato Lovere – ha detto il primo cittadino – hanno avuto la stessa infelice sconsolante conclusione: quella di non aver potuto mantenere in loco le decine e decine di reperti archeologici rinvenuti». Il “tesoro” di Lovere è infatti conservato in importanti musei a Milano.

«Sono particolarmente lieto di potere comunicare – ha annunciato Guizzetti – che ho trovato condivisione e parere favorevole affinché i reperti archeologici trovati nella necropoli possano rimanere a Lovere insieme al ritorno di quanto conservato nei depositi della sopraintendenza. Nasce quindi l’esigenza di dare vita a una nuova raccolta museale, una nuova realtà espositiva da realizzarsi in un complesso museale d’eccellenza quale l’Accademia Tadini. Il progetto del nuovo museo deve prevedere anche il trasferimento del Museo Civico di Scienze Naturali che si trova in spazi insufficienti e che porterà quindi alla realizzazione di un nuovo polo museale “Lovere Musei”».

Lovere, il pubblico in sala degli Affreschi dell'Accademia Tadini
Lovere, il pubblico durante la presentazione in sala degli Affreschi all’Accademia Tadini

«Il ruolo della comunità montana – ha detto Alessandro Bigoni, presidente della comunità montana dei Laghi Bergamaschi – è un ruolo di coordinamento, un’azione di sistema. È un progetto importante sotto il profilo culturale ma soprattutto di unione dei territori».

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