Album of the week

ALCHEMY – Dyadic

“Dyadic” è il secondo lavoro del quintetto italiano degli Alchemy, che aveva debuttato nel 2016 con “Never Too Late”, e che con questo nuovo lavoro alza decisamente il tiro rispetto al pur discreto album d’esordio. Merito questo sicuramente della band stessa ma anche di un team esterno che ha lavorato decisamente bene per dare al disco un suono competitivo e adatto al genere proposto dai nostri, un hard rock melodico ma allo stesso tempo corposo, un pochino sulla scia di quanto fatto per esempio dagli Hardline sull’ultimo disco.

La band è formata da Marcello Spera alla voce, Cristiano Stefana alla chitarra, Andrew Trabelsi alle tastiere, Matteo Castelli al basso e Matteo Severini alla batteria.

Sono 12 le canzoni che compongono il disco nella sua versione europea, che come dicevamo prima si avvale della collaborazione di diversi ospiti, come Dave “Rox”Barbieri dei Wheels of Fire che duetta con Spera in “Goodbye”, una ballata abbastanza classica ma sicuramente riuscita, che viene riproposta anche in versione acustica come appunto bonus track della versione europea. Un arpeggio introduce “Cursed” che apre il disco nella maniera migliore, melodic hard rock giocato sulle tastiere di Trabelsi ben coadiuvate dalla chitarra di Stefana. “One Step Away” ha delle sonorità molto scandinave che mi hanno ricordato band tipo i Poodles, mentre “Endless Quest”, scelta anche come singolo, ha un approccio più teutonico, tra Fair Warning e vecchi Jaded Heart. “What It Takes” è l’altra ballata del disco, il piano di Trabelsi accompagna Spera in una delle migliori interpretazioni del disco, un pezzo questo molto americano come mood. “Hero” è stata scritta da Nik Workman, James Martin e Tom Martin dei britannici Vega, e conferma come in un certo genere i Vega stessi siamo molto superiori ad altre realtà , sopratutto scandinave, molto più celebrate di loro. Menzione infine  per “Take Another Shot”, altro ottimo pezzo di robusto melodic hard rock in cui si ergono a protagonisti i cori, che restano comunque una delle carte vincenti del disco in tutta la sua durata. Note di merito infine per il team che ha curato registrazione ( Oscar Burato ), missaggio e masterizzazione ( Roberto Priori dei Danger Zone ) e la produzione ( Pierpaolo “Zorro” Monti ), che ha sicuramente alzato il livello complessivo del disco.

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