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Turismo, i sindacati: «Le aziende guadagnano, i lavoratori stentano»

Foto di repertorio

Si parla di 10 contratti per oltre 50 mila persone: è la situazione del turismo e del terziario nella provincia di Bergamo, che vive da anni nell’attesa del rinnovo dei contratti nazionali di settore. Oggi (mercoledì 22 novembre) a Roma, una nutrita delegazione di sindacalisti orobici ha partecipato all’attivo unitario che Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno dedicato all’emergenza.

Si tratta di comparti che scontano un ritardo nei rinnovi contrattuali pari in media a oltre 3 anni, con la conseguente inadeguatezza dei trattamenti economici e normativi rispetto a una realtà profondamente mutata, in seguito alla crisi pandemica e bellica e alle dinamiche inflazionistiche fuori controllo.

«Oggi siamo costretti a protestare per sollecitare un avanzamento dei negoziati e denunciare lo stallo delle trattative e l’ormai insostenibile situazione in cui versano le lavoratrici e i lavoratori, mentre i settori del terziario e del turismo registrano una ripresa e un aumento dei fatturati – sottolinea Claudia Belotti, segretaria generale Fisascat Cisl di Bergamo -. La nostra provincia non è da meno: oggi, superata la complessa fase pandemica, l’emergenza ha le sembianze di una crisi economica che schiaccia il potere d’acquisto delle retribuzioni e frena una ripresa necessaria per l’intero sistema Paese. Il messaggio, rivolto alle associazioni imprenditoriali di settore, è chiaro: non c’è più spazio per tattiche dilatorie o espedienti volti a bypassare un’assunzione di responsabilità da parte delle imprese e delle loro associazioni di rappresentanza. Non si costruiscano nuovi alibi per non rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro nei settori del terziario di mercato».

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