Fare un disco all’anno era una prerogativa delle band degli anni ’70, un periodo in cui certe logiche discografiche “costringevano” spesso a battere il ferro finché era caldo e permettere magari alla band stessa di continuare ad essere in tour praticamente senza mai fermarsi. Questo “White Trash Blues” è il quinto disco in 5 anni di Spike e soci, una band che dal 2013 non si è praticamente mai fermata, proprio ricordando il periodi di cui sopra. La differenza sostanziale però credo sia che questa iperattività della band britannica non sia dovuta a scelte della casa discografica, bensì da un ritrovato entusiasmo una volta ricostruito un nucleo stabile con cui lavorare.
I Quireboys attuali vedono accanto agli storici Spike ( voce ) e Guy Griffin ( chitarra ) gli ormai componenti di lunga data Paul Guerin ( chitarra ) e Keith Weir ( tastiere ) e la sezione ritmica composta da Nick Mailing al basso e Dave Mc Cluskey alla batteria, che ormai da diversi anni accompagnano gli altri componenti nelle esibizioni live e nei dischi da studio, anche se non sempre compaiono poi nelle foto ufficiali della band, spesso ritratta in formazione a quattro ( come nel retro di questo album peraltro ). Chi conosce la storia dei Quireboys non si stupirà più di tanto che questo nuovo lavoro sia un vero e sincero tributo al blues, genere che è sempre stato ben presente nel background dei nostri, come ampiamente raccontato dai musicisti stessi all’interno delle pagine del booklet. Muddy Waters, John Lee Hooker, Chuck Berry, tutti nomi che non hanno bisogno di molte presentazioni e che vengono tributati in maniera rispettosa ma mettendoci qualcosa di personale, com’è giusto che sia, per non fare che un lavoro del genere sia solo un mero esercizio di stile. Inutile poi dire che la voce di Spike è perfetta per pezzi come l’iniziale “Crosseyed Cat”, pezzo impreziosito anche dall’armonica di Lee Vernon, che ritroveremo spesso nel corso del disco. Ma il vero protagonista di questo lavoro è Keith Weir, musicista straordinario che ricama da par suo brani già notevoli come “Take Out Some Insurance” e “Going Down”, mentre su “Shame Shame Shame” possiamo apprezzare un ottimo lavoro della coppia Griffin/Guerin. Decisamente riuscita anche ( I’m Your ) Hoochie Coochie Man”, che nonostante sia probabilmente uno dei pezzi più rifatti della storia del blues ( e non solo ), grazie ancora al buonissimo lavoro dell’armonica di Vernon che duetta con le chitarre di Griffin e Guerin, accompagnati ancora dal talento di Weir che cuce il pezzo in maniera sontuosa. Se vogliamo proprio trovare il pelo nell’uovo di questo lavoro, forse la produzione ha un pochino messo le chitarre troppo in secondo piano rispetto al resto, ma se vi piacciono il blues e i Quireboys non farete fatica ad apprezzare “White Trash Blues”.