“Slam” è il secondo lavoro della band australiana dei Kaato, che ha come sede operativa Nashville, Tennessee, e che rispetto al primo lavoro vede cambiare alcune cose. Infatti non troviamo più in formazione il chitarrista Tristan Avakian e soprattutto il cantante/chitarrista/produttore Mitch Malloy, impegnato come sappiamo da qualche mese nei Great White.
Al posto di Malloy è stato chiamato Hunter Lovan, mentre il cantante e fondatore della band, Kurt Lowney, si è occupato anche delle parti di batteria ( tranne che in una traccia un cui troviamo Christopher Williams ) , mentre sono confermati Mika Huutinen al basso e Michael Webb alle tastiere. Un disco breve, 6 canzoni più un breve intro, per un totale di 30 minuti che conferma quanto di buono fatto nel disco d’esordio. Si parte proprio con “Slam” un breve strumentale di poco più di un minuto che fa da apripista a “Glamour Queen”, sleaze glam rock’n’roll di alto livello con una particolare attenzione alle melodie che è sicuramente uno dei tratti distintivi della musica dei Kaato. “Somebody Someday” ha un tiro quasi alla Quireboys, grazie sopratutto al piano di Webb, un pezzo con molti riferimenti ai seventies con un break centrale quasi soul che poi accelera in un furioso rock’n’roll…gran pezzo. Lo spirito degli Hanoi Rocks rivive invece in “Addicted”, brano in cui Lowney può sfoggiare tutta la sua attitudine che non è poca…anche qui la costruzione delle melodie è il punto forte del pezzo. “In Passing” è una lunga ( più di 6 minuti ) semi-ballata in continuo crescendo che mi ha ricordato qualcosa dei Cinderella del classico “Long Cold Winter” , con un’altra prestazione maiuscola di Lowney, capace di esplorare vette quasi “plantiane”. “Communication” è puro e semplice sleaze rock’n’roll d’annata, mentre a chiudere questo breve, ma intenso, lavoro troviamo “”Drivin Home”, una perla che in un attimo ci catapulta sul Sunset degli anni d’oro insieme a Warrant, Trixter e compagnia, per quanto mi riguarda uno dei più bei pezzi di questo 2019. E’ un discorso che abbiamo già fatto, ma non dovere credere a chi vi dice che il rock’n’roll è morto, band come i Kaato sono qui a dimostrarci l’esatto contrario. Gran disco, punto.